Euro 7: “Sarà difficile acquistare un'utilitaria a meno di 20 mila euro”

“Euro 7 non è una misura che ha senso industriale, e soprattutto non sostenibile dal punto di vista economico”. ? netto e concreto Marco Stella, vicepresidente e presidente del gruppo componenti di Anfia, l'Associazione nazionale filiera industria automobilistica. Il colloquio con la Gazzetta dello Sport segue di poche ore la pubblicazione di uno studio commissionato da Acea, associazione europea dei costruttori di auto, che disegna uno scenario disarmante. L’effetto dell'entrata in vigore della nuova normativa sulle emissioni Euro 7, il 1° luglio 2025, sarebbe un aumento dei costi industriali di 1.900 euro per le vetture a benzina e di 2.600 euro per quelle diesel, ed in entrambi smentendo platealmente le previsioni della Commissione europea, che stimava l’incremento in massimo 450 euro.

Marco Stella, l’ennesimo colpo alla mobilità di massa??

“Ho letto molto attentamente l’analisi commissionata da Acea e vale la pena di precisare subito un punto. I costi segnalati sono industriali, cioè riguardano materiali e tecnologie così come il loro sviluppo. Non solo si riverseranno completamente sui prezzi finali al pubblico, ma anzi è presumibile anche una maggiorazione ulteriore del 15%. Il risultato colpisce in primo luogo le vetture che rendono disponibile la mobilità ad un gran numero di persone. Con l’Euro 7 sarà assai difficile trovare sul mercato una nuova vettura utilitaria ad un prezzo inferiore a 20 mila euro, considerando poi che il tempo degli sconti è finito e i tassi di interesse molto alti portano a finanziamenti molto onerosi. Negli ultimi 18 mesi il prezzo medio delle vetture è già salito anche del 15%. Con l’euro 7 addirittura i modelli di vetture di piccola taglia sul mercato diminuiranno, perché sicuramente meno profittevoli da produrre e facili da vendere”.

Che senso ha allora Euro 7??

La Commissione europea ha evidentemente l’ansia di legiferare, di costruire regole, ma siamo l’unica zona del mondo in cui la politica ha fatto una scelta così forte, inserendo un'ulteriore serie di vicoli all’auto tradizionale proprio ora che abbiamo avviato il percorso verso quella elettrica. Euro 7 non arriva dopo il deserto, perché l’attuale normativa Euro 6 è altamente performante nella riduzione delle emissioni e degli agenti clima alteranti. In Italia il parco circolante ha una età media di 12 anni e il 25% delle vetture risponde ancora allo standard Euro 3, o ancora meno. Vogliamo l’Euro 7? Distraiamo risorse al percorso della transizione e nel frattempo non velocizziamo neppure il rinnovo delle nostre vetture, perché ce le ritroviamo più care.

Ma con Euro 7 chi ci guadagna davvero?

“Rischia di trasformarsi in un pasticcio enorme per i clienti di autovetture e per chi le produce, non ha una logica industriale e non ci fa perseguire un obiettivo, non razionalizza gli investimenti nei settori in cui dobbiamo tornare a creare valore e recuperare posizione. Proprio mentre gli altri, a loro vantaggio, lo fanno. Non è un segreto che la Cina punti al 20% del mercato elettrico entro il 2025. Se mettiamo in difficoltà oggi chi fa motori a combustione interna, penalizziamo in un settore strategico in cui ancora creiamo valore, che serve all’Europa per sostenere la transizione. Cerchiamo di essere chiari su cosa investire, non penalizziamo la competitività, che è come dire la società”.