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Le 4 pugilesse azzurre di Tokyo: "Chiamateci principesse"
Era lĄŻ11 aprile 1997, poco pi¨´ di quattordici anni fa, quando due pugilesse, lĄŻitaliana Maria Rosa Tabbuso e lĄŻinglese Michelle Sutcliffe, sfidarono il veto alla boxe femminile, ribadito un mese e mezzo prima dal Ministero della Sanit¨¤, per disputare un fantomatico campionato europeo. Al Palalido di Milano furono fermate dai Carabinieri. UnĄŻirruzione in piena regola, al grido di Ą°Se salite sul ring vi arrestiamoĄą, non molto diversa da quella vissuta alla maratona di Boston del 17 aprile ĄŻ67 dallĄŻamericana Kathrine Switzer, che travestita da uomo, fu spintonata da un addetto dellĄŻorganizzazione ma arriv¨° ugualmente al traguardo. TrentĄŻanni dopo la prima donna maratoneta, novantĄŻanni dopo lĄŻesordio in bicicletta di Alfonsina Strada, le donne del ring in Italia erano ancora fuorilegge. Il corpo femminile, dicevano i soloni della sanit¨¤ e della cultura, era morfologicamente e fisiologicamente inadatto alla pratica dei pugni. E anche dopo lĄŻesordio ufficiale della prima pugilessa italiana, Maria Moroni, il 21 luglio 2001 a Castel Ritaldi, in Umbria, quelle donne col seno compresso dalle fasce e costrette a produrre certificati su certificati per combattere, non sembravano destinate a fare molta strada.
Cosa ¨¨ cambiato, allora, se ventĄŻanni dopo, in questa rivoluzione copernicana del ring, lĄŻItalia si presenter¨¤ allĄŻOlimpiade di Tokyo senza neanche un uomo e con quattro donne? Sono, in ordine di peso, Giordana Sorrentino (51 kg), Irma Testa (57 kg), Rebecca Nicoli (60) e Angela Carini (69). Nella storia dellĄŻemancipazione femminile dello sport italiano lĄŻesempio di queste quattro Ą°principesseĄą ¨C due napoletane, una romana e una milanese in rappresentanza di un movimento compatto e variegato ¨C vale pi¨´ di mille discorsi. Ma nessuno ha pi¨´ diritto di parola di Emanuele Renzini, c.t. azzurro di entrambi i settori, che per primo in Italia ha creduto nella boxe femminile.
Quando ¨¨ cominciata lĄŻavventura della boxe femminile?
?Era il ĄŻ93 e nella mia Foligno cominciai ad allenare mia moglie Sara Paci che era costretta a combattere in Germania nella kickboxing. Nel 2001, mentre cominciavano a farsi strada professioniste di talento come Stefania Bianchini e Maria Moroni, guidai la prima squadra azzurra ai Mondiali Aiba di Scranton negli Usa da cui tornammo con lĄŻoro di Simona Galassi, un vero fenomeno. Soprattutto incassammo il consenso del presidente federale Franco Falcinelli, della ministra delle Pari Opportunit¨¤ Katia Belillo, del luminare Umberto Veronemolto legata al maestro Lucio Zurlo a Torre Annunziata: insieme abbiamo lavorato alla ricostruzione fisica e mentale ma ¨¨ stato decisivo tornare al peso naturale dei 57 kg. Giordana e Rebecca erano due carte sicure e anzi avrebbe meritato il posto anche Assunta Canfora nei 75 kg, potevamo essere in cinque?.
Qual ¨¨ il segreto?
?Il gruppo: crescere e allenarsi insieme negli anni ha creato la mentalit¨¤ vincente. Ma ¨¨ importante la continuit¨¤, una guida tecnica costante senza cambi di rotta. Bisogna partire dallĄŻattivit¨¤ giovanile come abbiamo fatto noi?. Da pochi mesi le hanno affidasi e la situazione cominci¨° a sbloccarsi?.
Sul pi¨´ bello si concesse una pausa di riflessione? Perch¨Ś?
?Il movimento faceva fatica a decollare, dal 2008 al 2012 mi dedicai alla mia palestra ma nel 2013, dopo lĄŻingresso della boxe femminile a Londra, tornai in Nazionale per scoprire e accompagnare i successi di questa nuova generazione di fenomeni. A parte la pandemia, a frenarci finora sono state solo le restrizioni delle categorie di peso olimpiche: la Carini ha dovuto aspettare lĄŻinserimento dei 69 chili per qualificarsi ma aveva gi¨¤ vinto tutto. Irma Testa doveva solo ritrovarsi dopo lĄŻimpatto di Rio nei 60 kg".
Lei ¨¨ stato anche la guida maschile, qual ¨¨ la differenza?
?Le donne sono pi¨´ determinate, pi¨´ concentrate sullĄŻobiettivo, pi¨´ tenaci. Ma sono convinto che il materiale maschile su cui lavorare cĄŻ¨¨ a livello giovanile. Intanto a Tokyo lĄŻobiettivo minimo ¨¨ una medaglia?.
Facile puntare sulla Ą°veteranaĄą Irma Testa, classe ĄŽ97, testa di serie olimpica in virt¨´ della vittoria del torneo di Parigi. Ma lo stesso ruolo potrebbe toccare allĄŻaltra napoletana Angela Carini, classe ĄŽ98, che nel 2019 ¨¨ stata argento a Mondiali ed Europei, classificandosi terza a Parigi.
Angela, tu gareggi per le Fiamme Oro e per questo nel 2015 avevi dedicato lĄŻoro ai Mondiali youth di Taipei ai poliziotti della scorta di Falcone.
?La Polizia ¨¨ una tradizione di famiglia: mio nonno lĄŻha trasmessa a mio padre e mio padre a me. Vivevamo ad Afragola quando, a soli due anni, ho visto mio padre tornare a casa ferito dopo unĄŻazione. Fu congedato e vive su una sedia a rotelle: un episodio che mi ha toccato profondamente. Mia madre mi voleva ballerina, io sognavo lĄŻOlimpiade con il tiro a volo nella fossa ma quando ho visto che mio padre aveva occhi solo per mio fratello che tirava di boxe mi ¨¨ scattata la crisi di gelosiaĄ?
A Piedimonte Matese avevate a disposizione solo un garage.
?Si, ¨¨ l¨Ź che ho cominciato a sfidare mio fratello, di due anni pi¨´ grande, anche perch¨Ś ero un poĄŻ cicciottella e volevo perdere peso. Lui, dopo i primi titoli, ¨¨ stato fermato dalle ingiustizie sportive, io sono andata avanti. Mi sono trasferita a Marcianise alla palestra delle Fiamme Oro, sezione giovanile, e ho trovato i due maestri a cui devo tutto: Francesco Rossano e Antonio Brillantino. L¨Ź ho avuto la fortuna di seguire le imprese di Clemente Russo, anche se il mio idolo resta Muhammad Ali. A 12 anni ho iniziato a combattere seriamente, sono entrata in Nazionale e le mie medaglie me le sono guadagnate col sudore?.
Per¨° a Rio ¨¨ toccato alla Testa diventare la prima pugilessa olimpica italiana.
?Io ero troppo giovane, 17 anni, allĄŻultimo anno Youth. Ma soprattutto non cĄŻera la mia categoria di peso, i 69 kg. Per¨° ho fatto il tifo per Irma, siamo cresciute insieme, due gemelle con tante cose in comune. A Rio puntiamo allĄŻoro?.
Quattro belle ragazze alla conquista di Tokyo. Che rapporto cĄŻ¨¨ fra di voi?
?Sana rivalit¨¤ ma anche amicizia. A Parigi abbiamo tifato una per lĄŻaltra: sono stata la prima ad abbracciare Rebecca Nicoli, la quarta qualificata, e avrei dato lĄŻanima per vedere con noi anche Susy (Canfora)?.
Cosa rispondi a chi ritiene la boxe unĄŻattivit¨¤ poco adatta alle donne. Uno sport duro che rovina il fisico e i lineamenti?
?Solo pregiudizi. Noi siamo principesse, solo quando ci togliamo la corona diventiamo guerriere. Non rinuncerei per nulla al mondo alla mia femminilit¨¤: quando scendo dal ring mi trucco e vesto elegante, anche se personalmente non amo le discoteche. Devo curare anche la linea e in questo devo dire grazie alla dottoressa Federica Cantelli. E non ho rinunciato neanche agli studi: frequento giurisprudenza a Napoli?.
Principessa o guerriera? ?Principesse, chiamateci principesse?.
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