il testimone
Gli attentati allo Stade de France nel 2015: quando il terrorismo colp¨¬ Parigi
La prima esplosione alle 21.17. La seconda, tre minuti dopo. In campo, si giocava Francia-Germania, un'amichevole. Tutto esaurito allo Stade de France, quello della finale del '98, anno della prima stella e della generazione Zidane, con la vittoria della Francia multietnica. Un simbolo da abbattere per i terroristi dell'Isis che la sera del 13 novembre 2015 decisero di lanciare gli attacchi alla capitale partendo proprio dallo stadio da 80mila persone, dove giocava la nazionale di Deschamps. Un attentato che, per fortunate coincidenze, non si trasform¨°, almeno allo stadio, in un massacro. A parte i due attentatori, mor¨¬ una sola persona nei dintorni dell'impianto. Numerosi i feriti.?
botto
¡ª ?La prima esplosione, dunque: un botto improvviso, un rumore forte e sordo, diverso dalle solite bombe carta o dai potenti petardi che a volte si sentono negli stadi. Se ne accorge anche Patrice Evra che in quel momento conduce palla sulla fascia sinistra, proprio dalla parte del primo attentato sucida, l¨¬ a poche decine di metri, all'ingresso di uno dei bar che fanno da cornice allo stadio. Il terzino viene scosso dal botto, frena la corsa, si guarda intorno smarrito per qualche istante, ma poi riprende la corsa. Sugli spalti nessuno, neppure in tribuna stampa, si immagina il peggio. Anzi, il pubblico risponde con un ¡°ol¨¦¡±. Anche quando arriva la seconda esplosione: un altro attentatore suicida che ha provato a forzare uno degli ingressi. Mezzora pi¨´ tardi, pi¨´ distante, la terza esplosione.?
esplosioni
¡ª ?Tutti i terroristi erano arrivati probabilmente in ritardo, a causa del traffico. Il progetto per¨° era quello di farsi esplodere in mezzo alla folla che all'epoca si ammassava liberamente nei pressi dello stadio, senza controlli particolari, come ormai ¨¨ la norma. Cos¨¬, il primo assassino fece scattare la cintura esplosiva in un bar, uccidendo un sessantenne, autista, che attendeva la fine della partita per riportare qualche tifoso a casa. Le altre due esplosioni provocarono invece una decina di feriti, alcuni gravi, per i chiodi e i bulloni contenuti nelle bombe. Qualcuno si salva anche grazie al telefonino, che fa da scudo al volto. Ma ¨¨ solo l'incipit di una notte di massacri per le strade di Parigi, con le mitragliate ai tavolini dei bar affollati, l'assalto al Bataclan. In tutto 130 vittime.
elicottero
¡ª ?Allo Stade de France, per¨°, che fosse successo qualcosa di grave si comincia a intuire solo verso la fine della partita. Anche se gi¨¤ le sirene dei soccorsi e della polizia si fanno sentire pochi minuti dopo le esplosioni e sullo stadio inizia a sorvolare un elicottero. Dalla tribuna d'onore, il presidente della Repubblica di allora, Fran?ois Hollande viene scortato prima nella saletta di coordinamento delle operazioni di sicurezza e poi al Ministero degli interni. Viene deciso rapidamente di sconnettere la rete 3G, per evitare la propagazione di notizie e un'ondata di panico. Cos¨¬ la partita si ¨¨ potuta disputare in condizioni normali fino alla fine, anche se negli ultimi minuti tutti erano ormai al corrente della situazione.?
schermi
¡ª ?Dagli altoparlanti, i tifosi furono inizialmente invitati a dirigersi verso le uscite messe in sicurezza, ma l'esplosione di un petardo e la presenza di uno zaino abbandonato fece deviare gran parte della gente direttamente sul prato. Un ammasso durato qualche minuto il tempo di intervenire per rassicurare gli spettatori e accompagnare tutti fuori, in modo ordinato. Mentre i giocatori di entrambe le nazionali erano venuti a conoscenza della situazione direttamente dagli schermi nei corridoi che mandavano le immagini in diretta da Parigi. Tra questi, Antoine Griezmann, la cui sorella era presente al concerto del Bataclan, da cui uscir¨¤ viva. La squadra tedesca ha poi trascorso la notte negli spogliatoi, prima di poter essere scortata verso l'aeroporto. Verso l'una per¨° lo Stade de France era gi¨¤ tornato alla normalit¨¤, con qualche taxi ancora in circolazione, per gli ultimi a lasciare l'impianto, in una calma spettrale.
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