Nations League, Italia: ok piccoletti, difesa e Gigio. Ti manca solo il bomber

Nel vedere il bicchiere mezzo pieno, un intenditore di vino si concentrerebbe sulla qualità e magari apprezzerebbe la natura del prodotto, soprattutto se è stato abituato male nel recente passato. Un alcolizzato, invece, si lamenterebbe per la quantità limitata. Lo 0-0 con il Portogallo è come il bicchiere di vino mezzo pieno: buona qualità, ma per il tifoso assetato di risultati è ancora troppo poco. Certo, l'Italia non andrà alle Final Four di Nations League e nessuno si strapperà le vesti come successe un anno fa dopo un altro pareggio a San Siro, contro la Svezia. Un calice molto più amaro, che ci costò il Mondiale. Stavolta possiamo berci il risultato con uno spirito diverso, focalizzandoci più sulla crescita futura che sulla sete di vittorie immediate.

cosa va — Il centrocampo dei "piccoletti" funziona. La corsa di Barella, la geometria di Jorginho e il genio di Verratti consentono alla Nazionale di prendere il controllo delle partite, anche contro avversari abili nel palleggio. Era successo contro la Polonia, ma a far scalpore è il dato di ieri: 70% di possesso palla contro i portoghesi è tanta roba. Il gioco poi non è fine a sé stesso: trame veloci, pregevoli tocchi di prima, con Insigne ad abbassarsi e dar manforte agli altri terribili "bassotti". Come ha detto lo stesso Mancini, siamo in crescita e per un'ora la Nazionale è piaciuta come non succedeva da tempo. Giocare bene non ha però scalfito uno dei nostri capisaldi: la difesa non prende gol per la seconda partita di fila e le due reti subite in quattro gare di Nations League sono un dato incoraggiante. Così come incoraggianti sono le prestazioni di Gigio Donnarumma in Nazionale, decisamente più efficace che nel Milan: la parata su William Carvalho nel finale è da campione vero.

cosa non va — Inutile girarci intorno: facciamo una fatica incredibile a segnare. In Polonia l'Italia ha dominato, ma per vincere è servito un guizzo da calcio da fermo di Biraghi oltre il 90'. Stasera con il Portogallo, la Nazionale ha creato poco rispetto alla mole di gioco prodotta e nelle rare occasioni in cui è stata ficcante, Insigne e Immobile hanno mancato l'appuntamento col gol. Sarebbe facile dire che manca un bomber. Sì, non abbiamo un Lewandowski e lo sappiamo. Basta leggere gli score dei nostri attaccanti: pochissimi gol in Champions in carriera, men che meno con la maglia azzurra. Ma la storia delle nazionali è piena di selezioni vincenti senza un centravanti super. Si possono trovare altre vie per il gol. A Mancini il compito di scovarle. Per ora restano i dati: appena 7 reti segnate in 8 partite sotto la sua gestione e dopo l'esordio contro l'Arabia Saudita in amichevole (2-1), gli azzurri non sono mai andati oltre il singolo gol, restando a secco per due gare. Il c.t. non ha ancora vinto una partita in casa, nonostante quattro tentativi. Volendo allargare il discorso al corso Ventura, la Nazionale non vince una partita in casa da 6 gare. L'ultimo successo il 5 settembre 2017 contro Israele: non eravamo mai stati così tante partite in astinenza di vittorie. Non siamo padroni a casa nostra e la politica non c'entra una mazza. I numeri fanno male, ma dopo ieri sera meglio vedere il bicchiere mezzo pieno. Assaporare la qualità, più che lamentarsi del risultato. E tenersi i giudizi per occasioni più importanti. Il vino buono, si sa, va servito in serate speciali e l'Italia ha tanta voglia di sedersi di nuovo al banchetto delle grandi. Magari con Mancini a capotavola per brindare...